02/11/2013
Giustizia non esiste là ove non vi è libertà. (Luigi Einaudi)
LA CRONACA
30 ottobre 2013, ore 7.00. Cinque agenti della Polizia postale di Imperia, su disposizione
del Pubblico Ministero, Dottoressa Maria Paola Marrali, eseguono la
perquisizione dell’appartamento ed il sequestro del materiale
informatico allocato sui dischi rigidi.
Il
materiale, comprendente video, memorie difensive, programmi etc.,
appartenente a Rosario e ad Antonio Marcianò, è così a disposizione
della Magistratura che ha deciso di acquisirlo e di compierne una
ricognizione per ricavarne eventuali prove da usare a loro carico, a
seguito di querela per diffamazione (sic) sporta dalla Signorina Serena Giacomin e dal Signor Massimo Della Schiava.
Quest'ultimo peraltro dai Marcianò querelato,
ma senza risultato alcuno. Non solo, due agenti, recatosi nella sala
professori del Liceo “G.D. Cassini”, hanno poi perquisito l’armadietto
di Antonio Marcianò.
LE NOSTRE VALUTAZIONI
In
primo luogo, il sequestro, in seguito ad una semplice querela per
diffamazione (sic), ci pare atto per lo meno eccessivo, se non
illegittimo. Se si ravvisano gli estremi per un’offesa all’onorabilità
di una persona, si può e si dovrebbe agire in modo differente, ad
esempio, decretando la rimozione di un articolo o di un commento. Se il
reato è stato compiuto usufruendo di strumenti della Rete, si
interviene sugli strumenti messi a disposizione da Internet e non con
la requisizione fisica dei dischi rigidi. Gli scopi di una misura tanto
draconiana sono altri? Sottrarre materiale utile alla divulgazione di
informazioni circa il genocidio noto come “Geoingegneria clandestina”?
Scovare documenti (anche previo idoneo aggiustamento?), che possano
essere usati per una raffica di nuove, strumentali accuse e farseschi
procedimenti contro Rosario ed Antonio Marcianò? Sono legittime domande
che ci poniamo, poiché saremmo inclini a ritenere che il fine vero
dell’incursione sia quello di escogitare qualche stratagemma per
incastrare Rosario ed Antonio Marcianò.
La
lettura del “decreto di perquisizione personale e locale” è comunque
molto istruttiva per comprendere il livello infimo cui è precipitata la
“giustizia”. A parte la bislacca espressione “scie luminose”, anziché
“scie chimiche” impiegata quasi certamente per tentare di schivare la
questione cruciale – in sede di eventuale processo diventerà, invece,
l’unico argomento su cui i sottoscritti si pronunceranno - è palese che
l’iniziativa giudiziaria è viziata da un atteggiamento persecutorio.
Non si intende trovare gli estremi di un reato, ma con il pretesto di
un ipotetico reato, soffocare la libertà di ricerca (art. 33 della
Costituzione, comma 1) ed il diritto ad esprimere il proprio pensiero
(art. 21). Siamo di fronte alla perversa, prevaricatrice volontà di
perseguire le opinioni, comunque siano espresse, ogni qual volta non
coincidono con il pensiero dominante e con le versioni della tirannide
politico-scientifica.
Qual
è la genesi di un’iniziativa vergognosa e liberticida come questa?
L’aver “offeso” (ed è ancora tutto da dimostrare) l’onorabilità dei
signori sopra citati. Siamo sinceri e netti: che coloro abbiano una
sfilza di titoli accademici o la licenza elementare non ci interessa
minimamente. Il decreto è grottesco dove è scritto che i querelanti sono
“soggetti in possesso di titoli di studio e competenze specifiche
nella materia menzionata”. Che significa ciò? Che tutti gli altri sono
degli ignoranti? Che quei due sono depositari della verità rivelata?
Che nessun altro ha conseguito una laurea? Se essi definiscono la
geoingegneria clandestina “scie luminose”, significa che non hanno
compreso un fico secco della “materia menzionata”. Ammettiamo pure che
siano competenti: la loro competenza dove si manifesta? Hanno mai
confutato le argomentazioni nostre e degli scienziati che da decenni
denunciano la guerra climatica? Scrivere degli insulti o falsificare la
carta d'identità di Rosario Marcianò significa confutare? Quale
reputazione avremmo leso? Se li abbiamo definiti negazionisti, è termine
che si addice loro: infatti i negazionisti sono coloro che non
ammettono la conclamata esistenza delle illegali attività chimiche nei
nostri cieli. Vogliamo quantificare gli improperi, le ingiurie, le
calunnie che i disinformatori producono in quantità industriale ogni
giorno? Perché gli elaboratori dei negazionisti non sono mai stati posti
sotto sequestro? Perché le innumerevoli denunce da noi presentate per
delitti ben più gravi della diffamazione si sono quasi tutte
volatilizzate?
La
“giustizia” - ci insegnano i sofisti greci – è solo la legge del più
forte e del più furbo. Dunque non ci illudiamo che essa possa seguire
un corso ispirato a principi di imparzialità. Siamo qui per denunciare
le storture e le sopraffazioni di un sistema iniquo e corrotto,
asservito ai poteri forti, succubo e complice di una cricca di
negazionisti. Che i depistatori siano laureati o no, non intercorre
alcuna differenza. Laurea non è sempre sinonimo di amore per la verità
né di rettitudine. Anche il Dottor Mengele era laureato. Se la scienza è connivente con gli scopi turpi dell’establishment
non è scienza, ma depravazione. Se abbiamo contestato la supposta
“scientificità” dei due, ne siamo orgogliosi. Riteniamo un preciso,
ineludibile dovere dichiarare le scelleratezze degli apparati e le
connivenze di chi le copre con la diuturna disinformazione sulla Rete e
sui quotidiani. Aver affermato che i due in parola hanno diffuso
informazioni erronee e distorte circa la geoingegneria clandestina
ridonda a nostro onore: in questo modo abbiamo insegnato loro come si
compiono le ricerche e quali sono i principi chimico-fisici con cui si
può formare una scia di condensazione.
Ciò
precisato, non rinunciamo a continuare con le nostre ricerche,
traduzioni ed analisi, nonostante l’abnorme danno causato, in primis la
perdita dei filmati. Non esitiamo a deprecare alcune affermazioni
all’interno del dispositivo dove è scritto “gli indagati risultano
altresì titolari di numerosi siti utilizzati alle medesime finalità”.
Questa ci pare diffamazione, perché i nostri blog sono volti ad
informare, non a screditare. Come potremmo screditare chi è già di per
sé privo di credibilità? Non esitiamo a deplorare che il fazioso decreto
esprime già dei giudizi di merito, prima che sia acclarata
un’ipotetica diffamazione.
Siamo
consapevoli che la schiacciasassi della “giustizia” non si fermerà. E’
proprio per questo che seguiteremo ad esporre atti intimidatori,
vessazioni, tentativi di censurare, minacce, denigrazioni a mezzo
stampa… Proseguiremo nel rintuzzare gli attacchi, fino a quando gli
avvelenatori ed i loro servi non avranno ricevuto quello che si
meritano. Sapremo aspettare, se sarà necessario.
RINGRAZIAMENTI
In
questo frangente intendiamo ringraziare TUTTI gli amici (molti dei
quali blogger ed autori) che hanno manifestato la loro solidarietà ed
il loro sostegno con articoli, video, messaggi etc.
FONTE: TANKERENEMY
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